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Trigramma JHS

Il trigramma JHS – comunemente noto come il trigramma di San Bernardino – sta a indicare il nome ΙΗΣΟΥΣ, cioè “Iesous” (Gesù) in lingua greca antica e caratteri maiuscoli. In principio le lettere H e S erano rispettivamente un eta e un sigma dell’alfabeto greco; la lettura di H (η) come h, nel tempo diede origine all’errata interpretazione del monogramma IHS come sigla di Iesus Hominum Salvator.
L’abbreviazione JHS (o anche IHS) diventò popolare in seguito al diffondersi della devozione verso il Santissimo Nome di Gesù. Nel XII secolo ne fu promotore San Bernardo da Chiaravalle. Nel XIV secolo il beato Giovanni Colombini, fondatore della confraternita laica dei Gesuati, portava abitualmente sul petto la sigla IHS.
Particolare impulso alla diffusione del trigramma fu dato dal francescano San Bernardino da Siena, al cui nome esso resta associato anche oggi. San Bernardino era convinto che la memoria del Nome di Gesù potesse essere di grande aiuto ai fedeli nel rammentare ogni aspetto della vita del Cristo, così da suscitarne più facilmente l’imitazione e la sequela.
San Bernardino ne promosse l’ostensione ai fedeli che accorrevano alle sue omelie, raffigurandolo su tavolette di legno, inscritto in un sole dorato con dodici raggi serpeggianti sopra uno scudo azzurro: un sole che irradia luce e calore attraverso l’opera dei 12 apostoli, cioè della Chiesa. Queste tavole di legno erano poste sull’altare durante la celebrazione eucaristica.
Il sole a dodici raggi era ripreso, a sua volta, da un’iconografia precedentemente ideata da Ubertino da Casale, ma la pessima fama di quest’ultimo, come pure la denuncia di un possibile uso idolatrico di tale simbolo, spinsero nel 1427 papa Martino V ad ordinare l’aggiunta di una croce sopra il trattino trasversale dell’H maiuscola – o di un tratto orizzontale sull’astina dell’h minuscola – in modo da formare il simbolo della santa croce.
In seguito, Ignazio di Loyola scelse il trigramma IHS come proprio sigillo (1541), e successivamente la Compagnia di Gesù lo adottò come proprio emblema. Lo ritroviamo, infatti, in moltissime chiese costruite dall’ordine gesuita.

 

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