STORIA/ORIGINE DEVOZIONE A MARIA CHE SCIOGLIE I NODI
L’arte cristiana ha costituito da sempre un mezzo efficace di espressione della fede profonda dell’animo umano. Essa ha donato all’umanità splendidi capolavori che sono sintesi di bellezza e compendi di verità di fede; attraverso colori e forme, luci e ombre, si esprime il proprio credo religioso, che viene trasmesso alle generazioni nella forma originale e semplice dell’immagine.
È questo anche il caso di un quadro molto conosciuto che raffigura la Vergine Maria nell’atto di sciogliere una serie di nodi da un nastro. Il bellissimo dipinto, recentemente attribuito al pittore bavarese Johann Georg Melchior Schmidtner (1625 – 1705), fu realizzato verso l’anno 1700 per incarico di un nobile prelato e posto nella chiesa di Sankt Peter am Perlach, tenuta dai Gesuiti nel cuore della città di Augsburg, in Baviera (Germania).
LA STORIA
All’origine della devozione a “Maria che scioglie i nodi” non c’è un’apparizione della Vergine, ma una storia di vita quotidiana, una storia familiare.
Il nobile Wolfgang Langenmantel si era sposato con Sophie Imhoff nel 1612. Pochi anni dopo il loro matrimonio entrò in crisi, tanto che i due sposi iniziarono a considerare l’idea della separazione. Le incomprensioni e i litigi avevano logorato il loro legame e stavano per procurare la rottura definitiva. Prima della completa separazione Wolfgang decise di recarsi a Ingolstadt – a circa 70 km a nord di Augsburg – per consultarti col padre gesuita Jakob Rem.
Padre Jakob, grazie alla sua esperienza e al suo discernimento, ebbe l’illuminazione di affidare la situazione di Wolfgang alla Vergine Maria, invocata col titolo di “Madre tre volte ammirabile” (Mater ter admirabilis), titolo da lui stesso coniato. Il nobile si recò al monastero in quattro occasioni diverse – in un lasso di tempo di 28 giorni – e, grazie alla preghiera recitata alla Vergine Maria in compagnia del gesuita, ottenne dei cambiamenti positivi nella sua situazione familiare.
L’ultimo sabato del mese, il 28 settembre 1615, padre Jakob Rem, mentre stava pregando di fronte all’immagine della Vergine che si trovava nella cappella del monastero, sollevò il nastro matrimoniale dei coniugi Langenmantel, chiedendo che si sciogliessero tutti i nodi. Il nastro, a cui si fa riferimento nel racconto, era legato a una precisa tradizione dell’epoca: durante la celebrazione del sacramento, le mani congiunte dei due sposi venivano legate da un nastro bianco, appositamente preparato, come segno di un nodo invisibile e indissolubile che li avrebbe uniti per tutta la vita.
Ad ogni discussione Sophie aveva fatto un piccolo nodo sul suo nastro matrimoniale; quello stesso nastro, pieno di nodi, fu affidato al padre gesuita per la speciale preghiera. I nodi si sciolsero miracolosamente e il nastro divenne bianco come nel giorno del matrimonio. Dopo questo fatto, la coppia sperimentò gli effetti positivi della preghiera evitando così la separazione. Quindi, il nastro finalmente privo dei nodi indicava il legame coniugale pacificato.
L’EX-VOTO
Passarono gli anni e il nipote di Wolfgang e di Sophie, Hieronymus Ambrosius Von Langenmantel (1641 – 1718), scelse la vita religiosa divenendo canonico nella chiesa di Sankt Peter di Augsburg (1666 – 1709). Hieronymus decise di dedicare una delle cappelle della chiesa alla memoria della sua famiglia e per questo motivo commissionò una pala d’altare che raccontasse la storia del matrimonio dei suoi nonni, salvato grazie all’intercessione della Vergine Maria. L’altare fu dedicato alla beata “Vergine del buon consiglio” e il quadro fu commissionato a Johann Georg Melchior Schmidtner che, nel singolare e suggestivo dipinto, rappresentò la Vergine Maria come colei “che scioglie i nodi del nastro della vita coniugale”.
DESCRIZIONE DEL QUADRO
Ben visibile sulla parte alta del quadro vi è la colomba, il simbolo più usuale per indicare lo Spirito Santo, in riferimento al battesimo di Gesù nelle acque del Giordano (Mc 1,10; Mt 3,16; Lc 3,22; Gv 1,32). Nel nostro caso lo Spirito è la forza soave e mite che viene riversata su Maria. Ella infatti è tutta circondata dalla luce di Dio e vive in Dio. Questo simbolo esprime chiaramente una condizione che riguarda tutto l’essere di Maria: lei è la “piena di grazia”, ricolma dell’amore di Dio. Possiamo ravvisare la presenza dello Spirito Santo anche nel vento che muove il manto della Madonna. Ebbene, il vento non si vede, ma si fa sentire; non ha un volto da offrire alla visione, ma fa avvertire la sua presenza; è una forza che afferra tutta la persona. Tutta la vita di Maria si snoda sotto l’azione dello Spirito Santo, di cui ella è la sposa (Lc 1,35), per una maternità universale nei confronti di tutti coloro che sono generati da Dio per la fede in Cristo.
L’immagine centrale del quadro è quella di una giovane donna, bella e dolcissima, a figura intera. Sopra le spalle e i fianchi porta un mantello blu, come mosso dal vento. A partire dal XIII secolo la Chiesa stabilì che nei quadri, negli affreschi, nei mosaici, nei vetri istoriati, nelle icone e sugli altari, il manto di Maria dovesse essere azzurro, per la precisione “blu oltremare”, il colore più raro e costoso nella tavolozza dei pittori medievali, ottenuto dalla polvere di preziosi lapislazzuli (per maggiori info sulla Vergine Maria e i lapislazzuli, leggi QUI). Il blu oltremare simboleggia, quindi, la trascendenza, la vita divina. Il mantello che ricopre Maria è pertanto il segno della grazia divina che l’ha ammantata fin dal concepimento verginale. Il colore rosso, tratto dalla terra, indica la dimensione umana. La tunica rossa indossata dalla Madonna vuole indicare la sua totale sottomissione alla volontà del Padre che ha reso possibile l’incarnazione del Figlio. Perciò Maria ha la veste di colore rosso, perché è una creatura, ma il suo manto è blu a indicare che è la “piena di grazia”, ricolma dell’amore di Dio. Dal punto di vista umano, Maria è solo un’umile ragazza del popolo, non può vantare titoli o ruoli particolari nella società, ma nell’ordine della grazia lei è la tutta santa, la tutta bella; la sua mente, la sua volontà, il suo cuore sono aperti alla grazia di Dio, attenti a cogliere ogni ispirazione divina in una completa disponibilità a compiere la sua volontà; «Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38).
Sul capo, Maria ha una corona di dodici stelle, simbolo di trionfo e di vittoria. Il numero dodici è tradizionalmente ricco di simboli: essendo il prodotto di tre (che simboleggia la divinità) per quattro (che simboleggia l’umanità), sta ad indicare la perfetta unione tra l’umano e il divino. Nel mondo ebraico il dodici rappresentava la pienezza: dodici sono le tribù in cui è suddiviso il popolo d’Israele, dodici gli apostoli scelti da Gesù. Un numero perfetto a indicare la grande famiglia dei credenti. La corona richiama il capitolo 12 dell’Apocalisse, in cui si presenta la visione della lotta tra la donna e il drago. Si tratta della lotta tra il popolo di Dio, la Chiesa, e Satana. Ma dove c’è la Chiesa c’è Maria, e dove c’è Maria c’è la Chiesa; e il grembo verginale e fecondo di Maria è il compendio della realtà della Chiesa, vergine feconda. Maria è primizia e immagine della Chiesa. Inoltre, la figura della donna è da una parte gloriosa, trionfante, e dall’altra ancora in travaglio. Così in effetti è la Chiesa: se in cielo è già associata alla gloria del suo Signore, nella storia vive continuamente le prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno, il nemico di sempre. E in questa lotta, che i discepoli di Gesù devono affrontare, Maria non li lascia soli. Maria, anche se è ormai una volta per sempre entrata nella gloria del cielo, non significa che sia lontana, che sia staccata da noi. Anzi, Maria ci accompagna, lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male. La preghiera con Maria, in particolare la recita del Santo Rosario, ha anche questa dimensione di “lotta”, cioè è una preghiera che sostiene nella battaglia contro il maligno i suoi complici. Anche il Rosario ci sostiene nella battaglia. La Vergine ha un volto tenerissimo e dolcissimo, in un atteggiamento pieno di pace; ha gli occhi bassi perché è tutta concentrata sul compito che le è affidato: sciogliere i nodi, sia grossi che piccoli, di un nastro bianco aggrovigliato. La mediazione materna di Maria si esplica in particolare con la sua intercessione. Come a Cana disse a Gesù: «Non hanno vino» (Gv 2,3), così ora in cielo presenta al Figlio tutte le nostre necessità e interpone costantemente la sua materna intercessione. Maria ha la luna sotto i suoi piedi (Ap 12,1-2), con i quali schiaccia la testa al serpente (Gen 3,15): ella è la riparatrice del peccato, colei che recupera l’integrità primitiva vincendo il male. Ella pertanto è la nuova Eva, l’inizio della nuova creazione: Maria è l’Immacolata, ma anche la Regina dell’universo. Ella, infatti, è pienamente associata alla vittoria di Gesù Cristo, suo Figlio, sul peccato e sulla morte. Per questo schiaccia la testa al serpente, simbolo di Satana. Dice San Bernardo: « O quanto tremano i demoni soltanto nel sentire pronunciare il nome di Maria!». Se nelle tentazioni i cristiani avessero la saggezza d’invocare con fiducia il nome di Maria, non cadrebbero «perché i demoni fuggono e l’Inferno trema al suono di questo nome perfetto!».
È chiaro che durante tutto il corso della storia umana, come nel corso della vita di ciascuno di noi, Maria ci sostiene perché non cadiamo nell’errore dei progenitori, ma rimaniamo fedeli a Dio, vincendo gli assalti del demonio.
Anche gli angeli, servitori e strumenti di Dio per accompagnare gli uomini e per custodirli sul cammino (Es 23,20-22), occupano un posto di rilievo nel quadro. A destra si vede un angelo che porge a Maria un nastro con nodi di tutti i tipi. Con i suoi occhi rivolto alla Vergine ci invita a non dubitare anche se i nodi sono tanti e difficili da sciogliere. All’altro lato, il sinistro, in cui si rispecchiano la luce della misericordia e della salvezza divina, un altro angelo riceve il nastro che scivola ormai liscio nelle sue mani. L’angelo guarda il fedele, al quale mostra con uno sguardo eloquente il nastro privo di nodi per indicare che la sua preghiera è stata ascoltata e che il nodo è stato sciolto per l’intercessione di Maria.
Infine, nella parte inferiore del quadro, si distingue un altro angelo: è Raffaele (che significa “Dio guarisce”). La sua presenza è il segno della delicatezza di un Dio che si serve di intermediari per soccorrere subito chi confida in lui (Tb 3,16-17). Un Dio che si mette al passo degli uomini e cammina con loro, rispettandone i tempi, ma insieme conducendoli verso la felicità. L’arcangelo tiene per mano Tobia (egli si riconosce dal pesce che ha in mano e dal cane che lo segue: il cane è segno della fedeltà di Dio) e lo conduce lungo il cammino. La storia di Tobia è narrata nella Bibbia nel libro che da lui prende il nome. In esso si racconta di come Dio, servendosi di Raffaele, conduce due coppie di sposi – Tobi e Anna, Tobia e Sara – a liberarsi dal male presente nello loro relazioni familiari e coniugali. In particolare, l’amore tra Tobia e Sara è il segno del volere di Dio e il loro totale affidamento a Lui, anche quando le difficoltà della vita sembrano essere insormontabili e ostili, fa di loro un esempio per tutte le coppie di sposi. I due giovani sono l’immagine di quella coppia che non esclude Dio dalla propria vita, anzi ne fa il centro, perché solo Lui e attraverso di Lui la grazia e l’amore può sovrabbondare. La loro storia ci insegna che solo la preghiera e l’affidamento a Dio possono scacciare il male e il demonio la cui misteriosa, ma reale azione, spesso interviene all’interno della famiglia per distruggerla. Per questo la loro vicenda risulta estremamente feconda di spunti per ogni cammino nuziale, rendendo naturale parlare di difficoltà e di impegno, ma anche di bellezza e di gioia di amarsi. In Tobia, infine, si può leggere la figura di Wolfgang Langenmantel che, accompagnato dall’angelo custode per chiedere aiuto a Dio in un momento di difficoltà, cammina verso il convento dei Gesuiti, che nel quadro è posto sul monte tra cielo e terra, ancora nel buio, ma già illuminato dalla luce della grazia divina.
PAPA FRANCESCO ALL’ORIGINE DELLA DEVOZIONE A MARIA CHE SCIOGLIE I NODI
Nel 1986 papa Francesco, allora semplice sacerdote gesuita, si trovava in Germania per la sua tesi di dottorato. Durante uno dei suoi numerosi viaggi di studio a Ingolstadt, vide nella chiesa di Sankt Peter l’immagine della Vergine che scioglie i nodi e se ne innamorò all’istante. Ne rimase talmente colpito da portarne alcune riproduzioni a Buenos Aires che cominciò a distribuire ai sacerdoti e ai fedeli, incontrando grande rispondenza. Una delle immagini venne esposta all’Università El Salvador. Ed è proprio da qui che cominciò la diffusione della nuova devozione.
Divenuto poi vescovo ausiliare di Buenos Aires, padre Jorge Mario Bergoglio ne consolidò il culto, continuando a inaugurare cappelle in suo onore e a servirsi dell’immagine anche come biglietto personale da visita, inserendola – insieme a un’immagine di San Giuseppe – nella sua corrispondenza. Con la stessa immagine faceva anche gli auguri di Natale e di Pasqua. Ed è stata l’immagine che ha usato come ricordino il giorno della sua ordinazione episcopale. Monsignor Bergoglio proseguì sempre instancabilmente nella sua opera di diffusione di questa devozione, dando il proprio imprimatur alla pubblicazione della “Preghiera a Maria che scioglie i nodi”.
Nel settembre del 1996, padre Rodolfo Arroyo, che era stato nominato pochi mesi prima parroco di San José del Talar, decise di portare l’immagine nella sua chiesa, situata al centro di Buenos Aires. In meno di tre mesi un artista locale, Anna María Betta de Berti, dipinse una riproduzione del quadro originale tedesco e la donò alla parrocchia. Il cardinale Bergoglio, celebrando la messa a San José del Talar l’8 dicembre del 2011, dichiarò la chiesa “Santuario di Nostra Signora che scioglie i nodi”. Da quel giorno si usa celebrare la sua festa l’8 dicembre e poi ogni 8 del mese.
Nel 1997 una riproduzione del quadro fu sistemata nella chiesa di San Juan Bautista. Il parroco, padre Juan Ramon Celeiro, vedendo il continuo flusso di fedeli, decise di scrivere una novena per aiutare la gente a pregare.
SIGNIFICATO TEOLOGICO
La scena descritta nel dipinto, e in particolare il gesto di Maria che scioglie i nodi, sono ricchi di significati teologici molto profondi, sottolineati e suggeriti da Bergoglio, che rimandano alla prima dottrina mariana che si è sviluppata nella Chiesa già all’inizio del II secolo sulla contrapposizione tra Maria ed Eva, derivata da quella tra Cristo e Adamo. Essa mette in luce con straordinario vigore il ruolo di Maria accanto a Cristo ed è di grande attualità nell’attuale riflessione mariologica.
Questo insegnamento è stato ripreso e sintetizzato mirabilmente nella Costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen Gentium, in particolare al capitolo VIII, in cui si delinea la figura di Maria e la sua funzione nella storia della salvezza. Al numero 56 leggiamo: «Il Padre delle misericordie ha voluto che l’accettazione da parte della predestinata Madre precedesse l’incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita […]. Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. […]. Infatti, come dice sant’Ireneo, essa “con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano” (Adversus haereses III, 22,4). Per cui non pochi antichi Padri nella loro predicazione volentieri affermano con Ireneo che “il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede” (Adversus haereses III, 22,4) e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria “Madre dei viventi” e affermano spesso: “La morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria”».
Come si può facilmente notare, la frase di Ireneo: “Il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede”, spiega ciò che il quadro di “Maria che scioglie i nodi” vuole comunicare visivamente. Ireneo stabilisce un parallelismo perfetto tra Maria ed Eva: mentre Eva, disubbidendo, causò morte e rovina per sé e per il genere umano, Maria, con la sua obbedienza perfetta, agì come causa di salvezza. La disobbedienza di Eva impose all’umanità dei legami di schiavitù spirituale, mentre l’obbedienza di Maria sciolse questi legami, riportando l’uomo alla sua primitiva libertà. Questi insegnamenti nella Chiesa non solo sono stati largamente ripresi e valorizzati dalla dottrina della Lumen gentium, ma hanno svolto un durevole influsso anche nel culto; infatti essi sono stati inseriti nel Prefazio d’Avvento II/A: «La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria».
Maria, condividendo la nostra condizione umana, è in grado di compatire ogni nostra debolezza. Pur non avendo conosciuto il peccato, Ella comprende l’uomo peccatore e lo ama con amore di Madre. Chi più di Maria – donna, sposa, madre, vedova, con il Cuore trafitto da una spada per la morte del Figlio – chi più di Lei può aiutarci a sciogliere i nodi della nostra vita? Confidiamo con fiducia i nostri nodi a questa tenera a santissima Madre, con la certezza che tutto, attraverso la sua intercessione si risolverà.
QUALI SONO I NODI CHE A MARIA CHIEDIAMO DI SCIOGLIERE?
Con la parola “nodi” si intendono tutti quei conflitti presenti nella nostra vita, tutti quei problemi che, molto spesso, ci portiamo addosso da anni e che non sappiamo come risolvere; tutti quei peccati che ci incatenano e ci impediscono di accogliere Dio nella nostra vita e di gettarci tra le sue braccia come bambini; tutti quei rancori che rendono difficile amarci umilmente e con sincerità all’interno delle nostre famiglie; tutti quei nodi che soffocano la nostra anima, che ci abbattono, che ci tolgono la gioia dal cuore e anche la volontà di continuare a vivere.
La Vergine Maria si fa carico di tutti questi nodi sciogliendoli uno dopo l’altro. «Tutti» ha spiegato in più occasioni l’allora cardinale Bergoglio «abbiamo nodi nel cuore, mancanze, attraversiamo difficoltà. Il nostro Padre buono, che distribuisce la grazia a tutti i suoi figli, vuole che noi ci fidiamo di Lei, che le affidiamo i nodi dei nostri mali, i grovigli delle nostre miserie che ci impediscono di unirci a Dio, affinché Lei li sciolga e ci avvicini a suo figlio Gesù. Questo è il significato dell’immagine» di Maria che scioglie i nodi. [Fonte: liberamente tratto da Novena a Maria che scioglie i nodi, Ed. Shalom].
Ave Maria.
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