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GESTI E SEGNI NELL’ESORCISMO

Abbiamo già avuto modo di dire che l’esorcismo si configura come un’orazione liturgica che, proprio per questo, presuppone tutta una serie di gesti e segni volti a “sostanziare” la fede. Eseguire questi gesti e segni con superficialità, significherebbe sminuire la forza di questo sacramentale. Non eseguirli affatto, significherebbe non voler sfruttare tutte le “armi” che la Chiesa ci mette a disposizione.

Un piccolo appunto su quanto appena detto. Compiere un esorcismo mettendo in atto correttamente tutti i gesti e gli atteggiamenti previsti è di certo una buona cosa: la liturgia dei gesti e dei segni da compiere, non serve solamente a pregare meglio e con più concentrazione, ma  permette anche di aggiungere alla preghiera esorcistica un vero e proprio “effetto spirituale” che a volte si dimostra risolutivo nello scacciare gli spiriti maligni. Questo concreto effetto spirituale viene ad essere determinato da due componenti:

1) il significato intrinseco e simbolico che questi gesti e segni  racchiudono in sé – capace già da solo di apportare grandi tormenti al demonio;

2) il potere sacerdotale del presbitero che presiede il rito. Un potere “reale” – questo – esercitato nel nome di Gesù e accresciuto dall’intercessione della Chiesa.

Gesti e segni nell'esorcismoTutto questo, però, non deve fuorviarci portandoci ad assegnare una valenza magica a questi gesti e segni. Abbiamo più volte ribadito che, per scacciare efficacemente i demòni, basta essere battezzati, avere fede e operare nel nome di Gesù. Gesù stesso, del resto, nel praticare gli esorcismi faceva uso solo della sua Parola proferita con autorità. Ecco un illuminante passo del Vangelo a questo riguardo.

<Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù in disparte e gli domandarono: “Perché noi non siamo stati capaci di scacciarlo?”. Egli rispose loro: “A causa della vostra poca fede“> (Mt 17,19-20).

I gesti e i segni durante un esorcismo, dunque, sono importanti, sì, ma non essenziali quanto la fede filiale in Dio e l’autorevole uso del santo nome di Gesù. I gesti e i segni possono aiutare, hanno un significato e un effetto spirituale concreti, che possono essere di grande giovamento nel liberare dal demonio, ma non devono essere intesi come “azioni magiche”. Si cade in questo errore quando si comincia a pensare che compiere questi gesti/segni – unitamente all’uso di specifici elementi quali acqua santa, olio benedetto, sale esorcizzato, etc. – possa sortire un preciso effetto solo per il fatto di averli compiuti. L’efficacia del rito esorcistico, in questi casi, non sarebbe più riposta nella fede in Dio, ma nell’esattezza con la quale si compiono questi gesti. In realtà, senza la fede, gesti, segni e atteggiamenti possono ben poco.

Vediamo adesso, in sintesi, quali sono i segni da usare nell’ambito degli esorcismi e delle preghiere di liberazione; vediamo i loro significati e le loro differenti modalità di applicazione.

• L’ASPERSIONE CON L’ACQUA BENEDETTA E IL SALE ESORCIZZATO
Nel Nuovo Rituale degli Esorcismi – al numero 21 delle Premesse Generali – troviamo scritto:

“Il rito inizia con l’aspersione dell’acqua benedetta: da essa, intesa come memoria della purificazione ricevuta nel Battesimo, il fedele tormentato dal Maligno viene difeso contro le insidie del nemico”.

Il Nuovo Rituale specifica anche che nell’acqua benedetta il sacerdote può infondere il sale esorcizzato, gesto che ci rimanda all’Antico Testamento.

<Eliseo si recò alla sorgente dell’acqua e vi versò il sale, pronunziando queste parole: “Dice il Signore: Rendo sane queste acque; da esse non si diffonderanno più morte e sterilità”> (2 Re 2,21).

In via generale ai laici non è consentito aspergere/benedire altre persone con l’acqua benedetta: lo potrebbero fare solo con se stessi o con le persone con le quali hanno uno stretto legame, come ad esempio  i genitori nei confronti dei figli. Parimenti, anche durante le preghiere di liberazione sarebbe opportuno che a compiere  questo gesto di purificazione e benedizione fosse un ministro ordinato.

• L’IMPOSIZIONE DELLE MANI

“Questi poi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel mio nome scacceranno i demòni, (…) imporranno le mani agli infermi e saranno guariti” (Mc 16, 17-18).Battesimo di Gesù

L’imposizione delle mani è un antico gesto biblico che ritroviamo spesso nell’operato di Gesù, sia quando compiva una guarigione che quando liberava da un demonio. Questo gesto simboleggia la trasmissione della potenza di Dio per mezzo dello Spirito Santo: nel caso specifico dell’esorcismo serve a implorare l’azione santificante dello Spirito, affinché scacci via ogni potenza delle tenebre annullando ogni influsso del Maligno.

<Vi era una donna che da diciotto anni uno spirito maligno teneva inferma. Era curva e non poteva in nessun modo stare dritta. Quando Gesù la vide, la chiamò e le disse: “Donna, sei guarita dalla tua malattia”. Impose le sue mani su di lei e subito ella si raddrizzo e si mise a glorificare Dio> (Lc 13,11-13).

Per evitare abusi, usi impropri e per impedire che si possa arrivare a credere di essere in possesso di una sorta di “potere magico” – considerata anche la natura tipicamente sacrale di questo gesto -, se ne raccomanda l’uso ai soli ministri ordinati. Mi pare utile riportare, a questo proposito, le parole di uno degli esorcisti più conosciuti d’Italia, padre Gabriele Amorth.

“Consiglio una estrema discrezione dei gesti. In certi gruppi, tutti hanno la mania di porre le mani sul capo o sulle spalle della persona su cui si prega; porre la mano sul capo , è un gesto biblico usuale, ma è bene che lo faccia il sacerdote o chi guida la preghiera. Gli altri, se ne hanno l’abitudine, possono tenere la destra o le braccia alzate verso la persona che viene benedetta, ma senza toccarla” (G. Amorth, “Nuovi Racconti di un Esorcista” – Ed. Dehoniane Bologna, 2002).

• L’OSTENSIONE DELLA CROCE E LA BENEDIZIONE DEL POSSEDUTO
Nel segno della croce si condensa tutta la storia della salvezza umana. La croce racchiude in sé il mistero della redenzione, e simboleggia la passione di nostro Signore Gesù Cristo, la sua sconfitta della morte e la sua vittoria contro il peccato. Nella Descrizione del Rito, introduttiva al Nuovo Rituale degli Esorcismi, al numero 27 leggiamo:

“L’esorcista mostra al fedele tormentato dal Maligno la croce del Signore, sorgente di ogni benedizione e di ogni grazia, e traccia su di lui il segno della croce, a indicare il potere di Cristo sul diavolo”.

Significative, a questo riguardo, sono le parole con le quali il sacerdote accompagna l’ostensione della croce (parole che, per altro, ritroviamo anche nel Breve di Sant’Antonio / Crocifisso di Sant’Antonio):

“Ecce crucem Domini, fugite partes adversae!” (Ecco la croce del Signore, fuggite spiriti del male!).

Anche nelle Preghiere di Liberazione è consentito ai laici mostrare la Croce (o le immagini sacre) a coloro che sono tormentati dal Maligno; alla stessa maniera nulla vieta che un laico possa tracciare sulla fronte del posseduto un segno di croce con il pollice.

• L’INSUFFLAZIONE (Exsufflatio)

“Allontana, Signore, con il Soffio della tua bocca, gli spiriti maligni: comanda loro di andarsene, perché il tuo regno è in mezzo a noi”.

È con queste parole – proprie del Nuovo Rito degli Esorcismi – che l’esorcista accompagna il gesto dell’insufflazione alitando sul volto del posseduto. Anche questo – come quello dell’imposizione delle mani – è un gesto “epicletico” che invoca l’azione dello Spirito Santo. Ed anche in questo caso è bene che a compierlo sia solamente il sacerdote. Impossibile non notare il riferimento biblico all’Antico Testamento:

“Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue radici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gn 2,7).

Il soffio di Dio, quindi, è apportatore di vita, una vita che germoglia perfino laddove l’azione del Maligno vorrebbe che ci fossero solo morte e desolazione. Dove “soffia” lo Spirito giunge il Regno di Dio, e nel compimento di questo Regno non c’è spazio per l’azione degli Spiriti Maligni.


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